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IL SANTO NATALE VISSUTO DA UN MISSIONARIO SALESIANO IN ANGOLA

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Messaggio  Admin Dom Dic 19, 2010 1:19 am

14/12/2010
IL SANTO NATALE VISSUTO DA UN MISSIONARIO SALESIANO IN ANGOLA
Ecco che cosa ci ha scritto esattamente un anno fa Padre Stefano Tollu

Luanda, 26-12-2009
Cari amici, vi scrivo con una grande allegria nel cuore e alcune sensazioni e sentimenti, meno allegri.
Vivere in Angola mette in discussione la propria fede continuamente… Avresti 10000 motivi al giorno per non credere. Le ingiustizie sociali sono troppe per non sentirsi spesso pieni di rabbia. È facile dire: “ Ma il tuo Dio che cosa fa? Perché permette questo?”.
Il giorno di Natale è appena trascorso, pieno di tutte le contraddizioni sociali di questo paese: estrema povertà-estremo consumismo; estrema necessità-estrema opulenza...
Luanda é così, pochi che vivono nello sfarzo, molti che lo rincorrono, moltissimi che lo sognano, pur vivendo in condizioni povere. Il consumismo a Luanda fa parte della nostra vita. Assurdo, ma é così.
Non posso fare a meno di pensare a questa triste, duplice realtà, poiché fa a pugni con il mio quotidiano. Entri nella favelas e trovi la baracca con la parabolica, o una macchina di lusso al lato di una casa fatiscente, su una strada di fango, invasa da rifiuti e acqua nera, maleodorante, putrida. Il disagio diventa ancor più forte quando mi trovo a dover celebrare un funerale, come oggi. Quello di Santinha, 7 anni. È morta e nessuno sa qual è la causa. “Stava male”, dice la gente.
Santinha, 7 anni, un angioletto con le palline colorate nei capelli, un volto che fa esclamare in Europa: “Sembra un bambolotto”, Santinha ora è nel cielo, è in paradiso con Gesù. Questa è l'unica mia certezza. Penso a Santinha nella sua bara in legno povero, avvolta in panni bianchi sopra il tavolo da cucina della sua casa, della sua povera casa. A Santinha circondata da altre bambine della sua etá, del suo gruppo parrocchiale “Movimento missionario”, sue compagne di giochi, dagli adolescenti e adulti di questo gruppo. Penso alle mani della sua mamma, che le accarezzano per l'ultima volta il viso.
È interessante come viene definita la morte prematura: “morreu sem necessidade”, era una morte non necessaria. La morte non é mai necessaria, ma qui si muore troppo, e troppo spesso senza motivo. Basterebbe un poco più di umanità, figlia del ben star dell'anima. Mi colpisce sempre la normalità di un evento così drammatico in Angola. La morte che fa parte della tua vita. “Estamos acostumados”, siamo abituati...
Una cosa continuo ad imparare: la sofferente dignità della famiglia di Santinha (la stessa famiglia che un anno fa ha perso Santinho, assassinato probabilmente da poliziotti corrotti) é figlia della una grande fede nel cuore di queste persone, capaci di comprendere con più serenità la morte, non solo per la sua “normalità”, ma soprattutto per saperla collocare nella dimensione della fede. Il loro modo di pregare, di unire il mondo visibile all'invisibile mi aiuta e mi continua ad aiutare a dar solidità alla mia fede. La loro sapienza, a volte semplice é una Sapienza alimentata dal cuore di credenti. Le contraddizioni che osservo tutti i giorni ancora non riescono a distruggere questa Sapienza figlia dell'invisibile.
Bé volevo dirvi delle altre cose, ma mi sono perso su questo cammino, scusate.
Ciao a tutti e ricordatevi di noi.
Stefano Tollu

Fonte: Missioni Don Bosco


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