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In Papua tutti per i giovani

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Messaggio  Admin Mer Ago 22, 2012 8:52 pm

FONTE: MISSIONARI DEL PIME

Non c’è di fatto missionario del Pime in Papua Nuova Guinea che non si occupi quasi esclusivamente di giovani e studenti. Ecco chi sono e che cosa fanno, grazie anche agli aiuti ricevuti attraverso il sostegno a distanza.

di padre Giorgio Licini

Sono ancora i paesaggi di allora, quando 160 anni fa, nel 1852, i primi missionari del Pime arrivarono a Woodlark, oggi parte della provincia di Milne Bay. La gente usa ancora gli stessi nomi che si trovano sulle carte e sugli schizzi di padre Carlo Salerio e padre Angelo Ambrosoli per indicare isolette, villaggi, località nella foresta o lungo la costa. Ti siedi su un tronco sulla spiaggia di Guasopa e “rivedi” a circa un miglio il profilo della Gazelle in avvicinamento, il giovane capitano al suo primo approccio all’isola e l’urto contro i fondali corallini. Ci sono solo due passaggi stretti per entrare senza danni nella baia di Guasopa. Padre Giovanni Mazzucconi, di ritorno da Sydney, certamente consapevole dell’inesperienza del capitano e delle difficoltà della navigazione, forse ha un attimo di distrazione. Per tutti fatale. Nessuno sopravvive alla furia omicida dei nativi, ormai ostili ai missionari dopo una presenza complessiva di otto anni dei maristi francesi e del Pime di Milano. Per i naufraghi soli e disperati è la fine: settembre 1855.
Dopo il primo tentativo del 1852-55 il Pime è tornato a navigare e camminare con la gente della Papua Nuova Guinea nel 1981. Soprattutto con i ragazzi e gli studenti. La piana di Watuluma, sull’isola di Goodenough (leggi: Gudinaf), era una distesa di sterpaglie trent’anni fa. Ora ospita mille studenti dalla prima elementare alle superiori (compresa un scuola tecnica per sessanta ragazzi gestita dai missionari laici del Pime) con tanto di laboratorio di agraria, scienze e informatica.
I missionari del Pime e le missionarie dell’Immacolata, oltre alle attività pastorali tipiche di una missione, gestiscono anche un ospedale che serve tutta l’isola; producono l’energia elettrica necessaria al funzionamento di tutte le attività; con l’aiuto di volontari bergamaschi e varesotti l’anno scorso hanno costruito un acquedotto che convoglia l’acqua della montagna in una vasca di 80 metri cubi da dove viene distribuita all’ospedale, alle abitazioni della missione e del vicinato e soprattutto alle scuole.
Ma l’impegno dei missionari per le nuove generazioni non si ferma a Watuluma con padre John Berchman, indiano, e il nuovo arrivato padre Robert Moe, birmano, fratel Roberto Valenti, fratel Mario Fardin e le missionarie dell’Immacolata, tutti impegnati con gli studenti. Si estende alla contigua missione di Bolu Bolu con padre Giovanni Di Lenarda e fratel Giuseppe Bertoli, che aiutano tanti studenti nella scuola pubblica e supervisionano una scuola professionale per ragazze nella missione recentemente rinnovata e ampliata.
Sull’isola prospiciente di Fergusson, la missione di Mapamowiua, iniziata quasi da zero nel 2007 da don Lorenzo Frosio, della diocesi di Bergamo e ora assegnato al servizio pastorale dei migranti a Londra, include molte scuole a gestione mista tra il governo e la missione. Padre Lino Pedercini, nella missione di Kurada, isola di Normanby, si è fatto invece promotore, negli ultimi anni, di molte adozioni a distanza, che permettono a famiglie particolarmente disagiate e isolate di tenere buona parte dei loro ragazzi in scuola.
Non c’è di fatto missionario del Pime in Papua Nuova Guinea che non si occupi quasi esclusivamente di giovani e studenti. La stessa parrocchia del Pime nella capitale Port Moresby, affidata a padre Silvestre Saladaga, filippino, ospita una scuola sovraffollata di ragazzi delle elementari e delle medie: mille studenti circa in sole 21 classi.
Padre Ciro Biondi ed io, insieme ad altri incarichi, siamo cappellani in due diverse università. I padri Giorgio Bonazzoli e Francesco Raco insegnano nei seminari. Padre Shanthi Puthussery, indiano, è responsabile della pastorale per i giovani e i laici della Conferenza episcopale della Papua Nuova Guinea e Isole Salomone. Il vescovo del Pime, monsignor Cesare Bonivento, fondatore quasi trent’anni fa della missione di Watuluma, nella sua diocesi di Vanimo, ha speso tutto il suo mandato episcopale a costruire e aprire nuove scuole e possibilità di istruzione per i ragazzi della foresta.
Che sia questa vocazione per i giovani la ricetta… dell’eterna giovinezza per i missionari della Papua Nuova Guinea? Per la maggior parte è presto per dirlo. L’anagrafe ancora non li “condanna”. Per quelli già un po’ vecchiotti invece sembrerebbe di sì, vista la buona salute e l’entusiasmo residuo ancora cospicuo!

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