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NOTIZIE DALLA RIVISTA AFRICA DEI PADRI BIANCHI

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Messaggio  Admin Mer Ago 22, 2012 12:06 am

FONTE: RIVISTA AFRICA DEI PADRI BIANCHI


21/08/2012 Etiopia : E' morto il premier Meles Zenawi
Il primo ministro etiope Meles Zenawi è morto nella notte tra lunedì e martedì all'età di 57 anni, al termine di una malattia durata alcune settimane. Lo ha annunciato il portavoce del governo Bereket Simon. Meles Zenawi era stato ricoverato in ospedale lo scorso luglio, ma la natura della sua malattia non è stata resa nota. Meles è andato al potere in virtù del suo ruolo di leader del movimento ribelle (FRDPE-Ethiopian People's Revolutionary Democratic Front) che cacciò il governo comunista di Mengistu Haile Mariam nel 1991. E' stato presidente dell'Etiopia dal 1991 al 1995. - TMNews/Afp

20/08/2012 Africa: “Minerali insanguinati”', primi segnali da parte dell'industria Ict
Primi segnali da parte dell'industria Ict per dire no ai 'conflict minerals', minerali largamente utilizzati dalle industrie, soprattutto dell'high-tech, spesso estratti e venduti nell'illegalità e con continue violazioni dei diritti umani. A fronte di un'opinione pubblica sempre più sensibile all'argomento, alcune aziende hanno infatti deciso di cambiare rotta e di intraprendere politiche atte a garantire un prodotto che sia 'conflict-free'. I minerali 'sporchi di sangue' sono l'oro, la cassiterite, la wolframite e la columbite-tantalite, spesso prodotti tra gli abusi e letteralmente sottratti alle comunita' locali per finanziare i conflitti.

Succede nel Congo, in particolare nella regione orientale, che possiede l'80% delle riserve mondiali di coltan, il minerale da cui si estrae il tantalio, indispensabile per l'industria high-tech. Una ricchezza che invece di andare alle comunità per lo sviluppo dell'economia locale, finisce per finanziare la guerra civile con pesanti impatti ambientali, sociali e continue violazioni dei diritti delle persone. A due anni dalla prima edizione, l'organizzazione non profit Enough Project torna a pubbicare la classifica dei "buoni e dei cattivi", cioè delle aziende che stanno (o non stanno) organizzandosi per sviluppare una catena conflict-free', rifornendosi da miniere e fonderie certificate, ovvero legali e quindi controllate. Secondo lo studio dell'organizazzione, "Taking conflict out of consumer gadgets", le aziende indicate come 'pioniere del progresso' e che hanno scelto di utilizzare materiali di origine certa, certificata e 'conflit free', sono Intel, Hp, Apple e Motorola; anche SanDisk, Philips, Sony, Panasonic, Rim e Amd hanno significativamente implementato i propri sforzi in questa direzione. Sharp, Htc, Nikon e Canon stanno muovendo i primi passi, ma restano nella parte più bassa della classifica, mentre la Nintendo si 'guadagna' l'ultimo posto per non aver ancora compiuto nessuno sforzo noto nella direzione del conflict-free. Rispetto alla classifica precedente (dicembre 2010), secondo l'organizzazione la maggior parte delle aziende si è mossa per eliminare i materiali incriminati, complice la crescente consapevolezza del pubblico sul tema, ma ce ne sono troppe che non stanno ancora facendo niente.

Le azioni messe in campo dalle aziende riguardano in particolare la mappatura delle miniere coinvolte nell'approvvigionamento, scegliendo quelle conflict-free tra quelle aderenti all'Allenza per il Commercio Responsabile dei minerali o Ppa (Public Private Alliance), partenrship tra Stati Uniti, Ong e aziende a sostegno dello sviluppo di una catena 'pulita' dei minerali congolesi. Un'iniziativa che, secondo Enough Project, ha già avuto un effetto sul conflitto in corso in Congo, dove i gruppi armati ora sono in grado di produrre appena il 35% dello stagno, del tantalio e dello tungsteno di due anni fa. Per aiutare il Paese, secondo Enough Project, è importante che le aziende continuino ad acquistare dal Congo le materie prime, perché - fa sapere l'organizzazione - non comprarle più significa sicuramente mettere in difficoltà i gruppi armati, ma anche danneggiare lo sviluppo dell'economia locale. Meglio, quindi, aderire alla Ppa (Public Private Alliance) investendo in progetti 'puliti' che aiutano le comunità e sostengono le miniere del Congo orientale. Stando a quanto rileva il Cdca, il Centro documentazione sui conflitti ambientali, il valore del coltan durante il conflitto è aumentato del 600% in 3 anni. Le concessioni e le miniere abusive di coltan si moltiplicano cosi' come il mercato nero del minerale, rubato dai guerriglieri e poi rivenduto. Secondo i dati dell'Onu, circa 1.500 tonnellate del prezioso materiale sono state esportate illegalmente dall'Africa tra la fine del 1998 e l'estate 1999: un traffico che, unito a quello di oro e diamanti, avrebbe fruttato ai guerriglieri del Raggruppamento Congolese per la Democrazia (Rcd) circa un milione di dollari al mese. Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha istituito una commissione di inchiesta sul traffico illegale di materie prime dal Congo e un primo rapporto ha rivelato che "le attività commerciali delle imprese straniere presenti in Congo non possono essere qualificate come sfruttamento illegale, integrando già gli estremi di un vero e proprio saccheggio sistematico delle ricchezze del Paese''.

Il coltan serve ad ottimizzare il consumo della corrente elettrica nei chip di nuovissima generazione, ad esempio nei telefonini, nelle videocamere e nei computer portatili. I condensatori al tantalio permettono un notevole risparmio energetico e quindi una maggiore efficienza dell'apparecchio. Il materiale è utilizzato anche per la costruzione di condensatori elettrici, air bag, visori notturni, materiali chirurgici, fibre ottiche e consolle per i videogiochi. - Adnkronos

20/08/2012 Africa: Lago Malawi/Nyasa, Dar es Salam e Llilongwe a colloquio
Si incontreranno oggi i ministri degli Esteri di Malawi e Tanzania nel tentativo di risolvere una disputa sul Lago Malawi (o Nyasa come viene chiamato in Tanzania) riaccesasi per la possibile presenza di ricchi giacimenti di gas e petrolio. L’incontro, in programma a Mzuzu nel nord del Malawi, si inserisce in un contesto in cui entrambi i paesi stanno abbassando i toni per non esasperare i tono nazionalistici delle ultime settimane e trovare invece una soluzione gradita a tutti. Ieri, la presidente del Malawi, Joyce Banda, ha in particolare invitato i giornalisti a non creare il panico tra le comunità di frontiera e dato un resoconto di un incontro con il presidente tanzaniano Jakaya Kikwete, a sua volta desideroso di trovare una soluzione pacifica alla questione. La disputa si era riaccesa alcune settimane fa con il governo di Dar es Salaam che aveva chiesto a quello di Lilongwe di interrompere le ricerche di gas e petrolio nel lago. Lo scorso ottobre, Lilongwe aveva concesso licenze di prospezione alla società britannica Surestrean Petroleum. - Misna

20/08/2012 Etiopia : Gambella, scontri tra militari e presunti ribelli sud sudanesi
È di 16 morti il bilancio di scontri tra militari etiopi e un gruppo di uomini armati nella regione occidentale di Gambella, al confine con il Sud Sudan. Lo riferiscono fonti militari precisando che le vittime facevano parte di una milizia proveniente dal paese vicino, ricercata per saccheggi e violenze. Il combattimento, di cui solo oggi si hanno notizie, sarebbe avvenuto mercoledì scorso. La milizia era guidata da un guaritore e stregone tradizionale che ha cercato di prendere il controllo della strada lungo il confine tra Etiopia e Sud Sudan. Dak Kuyet, questo il nome del comandante del gruppo, sarebbe riuscito a darsi alla fuga. Diversi scontri si sono verificati in Gambella – una delle zone più fertili e ricchi di risorse dell’Etiopia – negli ultimi mesi, ma non è chiaro se l’incidente della scorsa settimana sia o meno collegato agli attacchi precedenti. Il giornale The Africa Report riferisce della possibilità che il gruppo stesse reclutando giovani per dare vita a una ribellione armata contro il governo di Juba. - Misna

20/08/2012 Libia: Esplode auto diplomatico egiziano a Bengasi, nessuna vittima
Un ordigno ha provocato l'esplosione di un'auto appartenente a un diplomatico egiziano a Bengasi, nell'est della Libia, all'indomani del duplice attentato a Tripoli che le autorita' imputano a nostalgici del regime di Gheddafi. Lo ha riferito l'emittente 'al-Arabiya', secondo cui l'esplosione non ha provocato vittime. Il veicolo, precisa la tv di Dubai, era di proprieta' del primo segretario del consolato egiziano, Abdelahim Rifai. - Adnkronos

20/08/2012 Libia: Il Ramadan si chiude con tre autobombe a Tripoli
Le esplosioni di tre autobombe hanno ucciso ieri due persone nei pressi del Ministero dell’Interno libico a Tripoli. Si tratta del primo attacco letale del genere dalla caduta di Muammar Gheddafi lo scorso anno, spiega la stampa locale. Finora non c’è stata alcuna rivendicazione. Ambulanze e vigili del fuoco sono subito accorsi sui luoghi delle esplosioni, nelle aree residenziali del centro della capitale, e un gran numero di agenti di polizia è stato schierato per recintare i siti e rimuovere i veicoli carbonizzati e altri detriti. La circolazione di mezzi è stata bloccata sul viale Omar al-Mokhtar e sono stati installati posti di blocco sulle principale arterie cittadine. Il primo ordigno è esploso vicino gli uffici amministrativi del Ministero dell’Interno, senza causare vittime. Arrivate sul posto, le forze dell’ordine hanno trovato un’altra autobomba inesplosa. Pochi minuti dopo, due autobombe sono esplose in prossimità dell’ex sede di un’accademia di polizia femminile, dove il Ministero dell’Interno effettuava interrogatori e detenzioni, uccidendo due civili e ferendone tre. “Le vittime sono due giovani sulla ventina. Passavano in automobile all’altezza dell’accademia proprio nel momento dell’esplosione”, precisano le autorità. Le esplosioni, che hanno provocato solo lievi danni alle due strutture e mandato in frantumi i vetri di edifici ed autovetture nelle vicinanze, si sono verificate alle prime luci dell’alba, quando i fedeli si preparavano alla preghiera Eid al-Fitr, che segna la fine del Ramadan, il mese sacro di digiuno dei musulmani. Il responsabile della sicurezza libico, il colonnello Mahmoud Al-Cherif, assicura, senza però disporre di prove, che le autobombe sono “opera degli ex sostenitori di Gheddafi”. Il militare ha aggiunto che gli ordigni sono stati attivati a distanza con un sistema telecomandato. Agli inizi del mese le forze dell’ordine hanno arrestato tre uomini sospettati di pianificare attentati. I fatti di ieri sarebbero opera della “stessa cellula”, che il 3 agosto ha compiuto un attentato a Tripoli e i cui membri sono ancora a piede libero. * Luca Pistone - Atlasweb


20/08/2012 Mali: Emergenza bambini soldato. Onu: sono già centinaia
La denuncia arriva dall'Unicef. Oltre 250mila maliani hanno lasciato il Paese per fuggire ai combattimenti interni e alla fame. Ed è proprio l'emergenza alimentare a spingere i minori a farsi reclutare nell'esercito Messaggeri, sentinelle, cuochi, portatori e, soprattutto, combattenti. Questo diventano i bambini nel Nord del Mali, sempre più spesso reclutati dai gruppi armati che dalla fine di marzo hanno sottratto quasi due terzi del territorio nazionale al governo. La denuncia arriva dall'Unicef, che ha chiesto a "tutte le parti in causa, leader e membri della comunità, di garantire che i bambini siano protetti dal conflitto armato e che non partecipino alle ostilità". Già a luglio, l'agenzia delle Nazioni Unite aveva segnalato il problema, indicando che almeno 175 ragazzi, tra i 12 e i 18 anni, erano associati direttamente ai gruppi armati. Gruppi che, tra le sabbiose aree del Sahel che per secoli hanno custodito gli splendori di Timbuctù, si possono ricondurre a due nomi: Ansar Dine (Difensori dell'Islam), il gruppo islamista affiliato ad Al Qaeda del Maghreb islamico (Aqmi), e il Movimento per l'unicità e la jihad in Africa occidentale (Mujao).

Dopo aver sconfitto l'esercito del Mali con l'aiuto del fervore indipendentista dei tuareg, imposto la sharia (legge islamica) e devastato svariati mausolei protetti dall'Unesco, ora questi gruppi armati si danno al reclutamento dei bambini. Un'attività vietata dalla legge internazionale nei confronti dei minorenni e che equivale a un crimine di guerra e contro l'umanità se le vittime hanno meno di 15 anni. Eppure, stando a "fonti attendibili" consultate dall'Unicef, i piccoli "impiegati a fini militari" si contano a centinaia e sembrano in aumento. Bambini-soldato e non solo, perché utilizzati anche come aiuto-cuochi e portatori, ad esempio. E non tutti vengono arruolati con la forza: alcuni, semplicemente, sono spinti dalla fame. "Molti - ha raccontato da Ginevra uno dei portavoce dell'Unicef - si recano volontariamente dalla milizie per chiedere lavoro, costretti da situazioni familiari di estrema povertà".

Oltre alle violenze, infatti, il problema più grosso in Mali è l'emergenza umanitaria. Si stima che siano oltre 250mila i cittadini che hanno lasciato il Paese per via dei combattimenti fra truppe governative e ribelli indipendentisti e a causa del colpo di Stato di marzo e che siano quasi 175 mila gli sfollati interni. Una situazione drammatica, esacerbata dalla grave insicurezza alimentare che flagella il Sahel. Non solo al Nord, ma in tutto il Mali sarebbero oltre 4,6 milioni le persone che soffrono la fame, tra cui 700 mila bambini al di sotto dei 5 anni. Ad assisterli c'è la Croce Rossa Internazionale che, con l'aiuto della Croce rossa maliana, a luglio ha distribuito aiuti alimenti a circa 120 mila persone nelle regioni di Gao e Timbuctù. Nelle prossime settimane l'organizzazione conta di raggiungere altre 36 mila cittadini nell'area di Kidal.* Valeria Fraschetti – la Repubblica

20/08/2012 Nigeria: Mons. Kaigama, rischio guerra civile. Cristiani passivi
''C'e' grande ansia, la gente teme che se questa situazione di conflitto continuera', le conseguenze potrebbero essere disastrose: potrebbe sfociare apertamente in un terribile conflitto religioso se non addirittura in una guerra civile che finirebbe per opporre il Nord al Sud e il Sud al Nord''. Lo ha detto l'arcivescovo di Jos, mons. Ignatius Kaigama, presidente della Conferenza episcopale nigeriana, ai microfoni di Radio Vaticana, lanciando un appello alla comunita' internazionale perche' aiuti la Nigeria ad uscire dal vortice delle violenze. Un gruppo di uomini armati, probabilmente appartenenti alla setta integralista islamica dei Boko Haram, hanno attaccato nella notte a Damagun, nel Nord-Est del Paese, una chiesa cattolica, una scuola elementare e una stazione di polizia. Le persone, spiega mons. Kaigama, sono ''molto preoccupate: questa situazione avrebbe dovuto essere stata risolta gia' da molto tempo. Invece, per qualche strana ragione, il ciclo della violenza continua ad aumentare. Il governo sembra non sapere da dove cominciare''. Per i cristiani oggi, ha aggiunto mons. Kaigama, e' ''una lotta sopravvivere, ricordiamo che un tempo l'Africa del Nord era sostanzialmente cristiana. Ora ci siamo accorti che i cristiani sono la minoranza e, se non facciamo qualcosa, questo accadra' ovunque''. La fede islamica, invece, ha concluso mons. Kaigama e' ''in aumento e si diffonde: in Europa, in diversi Paesi. In Africa, nel mio villaggio d'origine non c'era neanche una moschea: ora c'e'. Esiste questo fenomeno della diffusione dell'islam in opposizione alla passivita' dei cristiani nella pratica della fede''. - Asca

20/08/2012 R. D. Congo: Dopo Uganda, confermata epidemia di Ebola anche in R.d. Congo
Sono nove le vittime registrate nel nord della Repubblica democratica del Congo per un’epidemia die bola iniziata il mese scorso nella confinante Uganda. Lo ha riferito, in una nota, il ministero della Sanità congolese, precisando che i nove decessi sono stati registrati su un totale di 11 casi “probabili o confermati” nella città di Isiro. La nota precisa che squadre di dottori del ministero della Sanità, dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), dell’organizzazione non governativa internazionale Medici senza Frontiere e dello statunitense Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdcp, dal suo acronimo inglese) stanno curando i malati e verificando l’evolversi dell’epidemia. In Uganda occidentale, una cinquantina di chilometri dal confine col Congo, dall’inizio di Luglio sono morte almeno 16 persone un’epidemia di Ebola che le autorità hanno annunciate ormai sotto controllo. Isolato per la prima volta nel 1976 sulle sponde del fiume Ebola – nella regione dell’Equateur, in Repubblica democratica del Congo – il virus è in grado di causare una grave febbre emorragica che può raggiungere un indice di mortalità del 95% dei contagiati. Focolai di Ebola appaiono episodicamente in Gabon, Repubblica del Congo, Repubblica democratica del Congo, Sudan e Uganda. - Atlasweb

20/08/2012 Somalia: La storia di Samia, dalle Olimpiadi alla morte su un barcone
Samia Yussuf Omar nel 2008 viveva a Pechino il suo sogno olimpico. Quattro anni dopo ha perso la vita su un barcone della speranza partito dalla Libia e diretto verso l’Italia, l’Occidente. Questa la storia di un’atleta di 21 anni che ai Giochi cinesi fu la portabandiera della sua nazione, la Somalia. Figlia di una fruttivendola e di un uomo ucciso da un proiettile d’artiglieria, ha lasciato il suo Paese nel 2011 ed è annegata, come tanti, a bordo di una carretta del mare in quel corridoio d’acqua che separa il Nordafrica dalla Sicilia. Sono 6mila le persone che, come Samia, vedevano nel Mediterraneo la loro via di fuga ed hanno trovato la morte. - Euronews

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