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I gesuiti "missionari"

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Messaggio  Admin Mer Ago 22, 2012 9:04 pm

FONTE: MISSIONARI GESUITI

La Compagnia di Gesù è sempre stata ed è ancora oggi un Ordine religioso "missionario". Lo storico deve obiettivamente constatare che la Compagnia ha onorato questo suo carattere, perché la sua opera missionaria, pur con limiti e difetti, costituisce una straordinaria epopea, che ha visto i gesuiti impegnati nel lavoro missionario in tutte le parti del mondo, affrontando situazioni difficili e che noi oggi facciamo fatica a credere. Basti pensare alle missioni nell'Alaska, nel Canada francese del Seicento, alle missioni nel Perù, nel Brasile (che deve a un gesuita, il padre G. Anchieta, la fondazione della città di San Paolo), nell'Africa Centrale, nell'India, nelle Filippine, in Cina con Matteo Ricci e, soprattutto, nel Giappone: fu in questo Paese - particolarmente caro ai gesuiti, perché il primo missionario che vi aveva portato il Vangelo era stato nel 1549 san Francesco Saverio, uno primi compagni di Ignazio di Loyola - che nacque e si sviluppò una fiorente cristianità, la quale nel 1593 contava più di 100.000 cristiani; ma fu anche in questo Paese che i gesuiti subirono la più tremenda e prolungata persecuzione della loro storia, poiché vi furono uccisi dal 1598 al 1632 moltissimi gesuiti tra i più atroci tormenti. Eppure nel 1614 ben 70 giovani gesuiti che studiavano nel collegio di Coimbra (Portogallo) si offrirono al Padre Generale per essere inviati in Giappone.

A questo proposito si può ricordare che tra i giovani studenti gesuiti europei ci fu una gara per chiedere al Generale, residente a Roma, di essere inviati nelle "Indie" (termine, questo, che a quel tempo significava tutta l'Asia). Questi giovani furono chiamati Indípetae (cioè aspiranti ad essere inviati come missionari in India, in Cina, in Giappone e negli altri Paesi asiatici). È commovente leggere oggi le loro lettere, conservate a Roma, sapendo che l'andare nelle "Indie" comportava anzitutto un viaggio lunghissimo, che durava più o meno da sei mesi a un anno, durante il quale molti morivano per malattie o per naufragio, e poi che i sopravvissuti, giunti nei luoghi di destinazione, avrebbero trovato condizioni di vita e di lavoro apostolico assai dure e difficili, con la prospettiva sempre incombente del martirio. Che tutto ciò non fosse soltanto una lontana possibilità, ma una realtà drammatica lo prova quanto avvenne nel 1570 al padre Ignazio de Azevedo: giunto dal Brasile per reclutare giovani per l'evangelizzazione dell'immenso continente brasiliano, riuscì a salpare da Lisbona con 74 giovani gesuiti. Il convoglio di tre navi portoghesi sulle quali viaggiavano fu sorpreso e attaccato dai corsari ugonotti, i quali uccisero e buttarono in mare il padre de Azevedo e 39 giovani missionari.

L'epopea missionaria della Compagnia di Gesù fu iniziata il 7 aprile 1541 da san Francesco Saverio: partito da Lisbona con la qualifica di nunzio apostolico, dopo avere circumnavigato l'Africa, raggiunse Goa, in India nel 1542, dopo 13 mesi di navigazione, e per due anni lavorò infaticabilmente per la conversione degli indiani della Pescheria; nel 1544 si spinse nella penisola di Malacca, di là raggiunse le Molucche (l'attuale Indonesia) e poi nel 1549 approdò nel Giappone, dove rimase oltre due anni. Nel 1552 volle partire per la Cina per aprire al Vangelo l'"impero di mezzo", ma morì il 3 dicembre 1552 alle porte della Cina, nell'isola di Sancian. Con le sue lettere inviate dall'Oriente egli creò tra i giovani gesuiti dell'Europa un incredibile entusiasmo per le missioni in Asia. Per oltre due secoli un gran numero di gesuiti si sparse per tutti i Paesi del continente asiatico: ricordiamo soltanto i nomi di Alessandro Valignano, Roberto de' Nobili, Rodolfo Acquaviva, Matteo Ricci, Alessandro de Rhodes, Adamo Schall, Ferdinando Verbiest, Costanzo Beschi.

Se ora dall'Asia passiamo all'America, rileviamo che lo stesso ardore missionario spinse i gesuiti a evangelizzare quasi tutti i Paesi di quel continente, cominciando dal Brasile col padre Emmanuele Nobrega nel 1549, per giungere nella Florida (1566), passando per il Perù (1568), il Messico (1572), il Tucumàn (1586), il Paraguay (1588), il Cile (1592), l'Ecuador (1592). L'opera più nota dei gesuiti nell'America Latina fu la costituzione delle "Riduzioni" (Reducciones), le quali consistevano nel raccogliere gli indigeni, in particolare i guaraní (abitanti nelle foreste come nomadi) in villaggi nei quali i gesuiti insegnavano loro sia le verità della fede cristiana, sia le norme di una vita più civile, sia la coltivazione di piante più produttive. Erano perciò centri di civilizzazione e anche di difesa contro le razzie dei coloni spagnoli e portoghesi. Le Reducciones si svilupparono in tale maniera da suscitare l'invidia e la sordida cupidigia dei coloni e poi delle autorità politiche spagnole e portoghesi, tanto da essere una delle cause della soppressione della Compagnia di Gesù, avvenuta nel 1773, con l'accusa che i gesuiti avevano formato una specie di regno nel Paraguay, nemico dei regni della Spagna e del Portogallo, e dalle Reducciones avevano ricavato grandi ricchezze, sfruttando i fedeli sudditi dei Re cattolici. In realtà, i gesuiti erano colpevoli soltanto di aver portato la fede e la civiltà a tribù poverissime e sfruttate e di averle difese dalla crudeltà dei coloni europei, talvolta anche con l'uso delle armi.

Un'altra opera straordinaria fu realizzata in aiuto agli schiavi che dall'Africa venivano portati a Cartagena (Colombia): essi, che giungevano in America Latina in condizione spaventose, venivano accolti e curati da san Pietro Claver e da alcuni suoi compagni gesuiti. È anche vero che, come tutti, altre case di gesuiti avevano i loro schiavi. Nell'America del Nord, i gesuiti furono i primi missionari nel Canada, dove dovettero lavorare in condizioni di vita umanamente insopportabili e dove parecchi di loro furono uccisi a causa della fede: tra di essi splende la figura di san Jean de Brébeuf, mistico e grande missionario († 1546). Le missioni dei gesuiti in Africa furono meno fortunate; ma molti Paesi africani, come l'Angola, la Guinea, l'Egitto, il Congo, furono toccati dall'azione missionaria della Compagnia di Gesù. Va ricordato in particolare l'impegno speso per la missione in Abissinia dove, dopo i primi successi all'inizio del Seicento, si registrò un fallimento per gli errori di qualche missionario.


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