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NOTIZIE AGENZIA FIDES 7 GIUGNO

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Messaggio  Admin Mar Giu 07, 2011 9:36 pm

News Agenzia Fides
EUROPA/SPAGNA - Oggi i funerali del sacerdote ucciso a Cartagena

Murcia (Agenzia Fides) - Il Vescovo della diocesi di Cartagena, in Spagna, Sua Ecc. Mons. José Manuel Lorca Planes celebrerà oggi i funerali di padre Ricardo Muñoz Juárez, sacerdote castrense in pensione che svolgeva il ministero pastorale come collaboratore presso la Iglesia de la Caridad di Cartagena, ucciso venerdì 3 giugno da un colpo alla testa inferto con un oggetto contundente. Il corpo del sacerdote è stato vegliato presso la chiesa de La Caridad fino ad oggi, come riferisce all'Agenzia Fides la stessa diocesi di Cartagena. Secondo la comunicazione pervenuta, il sacerdote è stato trovato morto nella sua casa sulla Calle Mayor, la via principale della città portuale. Come ha dichiarato il Vescovo di Cartagena non appena trovato il cadavere, "le circostanze che circondano questa morte sono ancora più dolorose e tragiche se sarà verificata la notizia dell'omicidio".
Nello stesso comunicato, Mons. Lorca Planes desidera che si accertino rapidamente i fatti e le cause della morte, che ha sconvolto tutta la diocesi, e in modo particolare la città di Cartagena, dove il sacerdote era conosciuto e amato da molti. Il Pastore della Diocesi chiede ai sacerdoti, ai religiosi e ai fedeli di affidare al Signore l'anima di padre Ricardo e di chiedergli di rafforzare la fede della famiglia.
Mentre le indagini della Polizia Nazionale continuano, l'ipotesi principale è che alcuni ladri si siano introdotti nella casa della vittima, dove viveva anche la sorella del sacerdote, anziana e portatrice di handicap, e una volta scoperti abbiano colpito padre Ricardo uccidendolo. (CE) (Agenzia Fides, 07/06/2011)



AFRICA/SUDAN - Scontri in sud Kordofan; i telefoni dell'area sono isolati, persi i contatti con il Vescovo di El Obeid

Juba (Agenzia Fides) - "La rete della telefonia cellulare nel sud Kordofan non funziona, l'area è completamente isolata. Non riusciamo a metterci in contatto con Mons. Gassis" dicono all'Agenzia Fides fonti della segretaria di Sua Ecc. Mons. Macram Max Gassis, Vescovo di El Obeid, nella cui vasta giurisdizione rientra il sud Kordofan. Mons. Gassis da qualche tempo si trova in visita pastorale nella regione.
Il Sud Kordofan è una regione al confine tra nord e sud Sudan, il cui centro è rappresentato dai Monti Nuba. Come la limitrofa area di Abyei (vedi Fides 30/5/2011), anche il sud Kordofan è una zona contesa tra il nord e il sud Sudan (che il 9 luglio dovrebbe proclamare ufficialmente la sua indipendenza), soprattutto per la presenza di giacimenti di petrolio. Secondo fonti di stampa che citano alcuni testimoni locali e rappresentanti dell'ONU nella capitale della provincia, Kadugli, vi sono stati combattimenti tra le forze armate di Khartoum e l'esercito del sud Sudan.
Il Governatore della provincia è Ahmed Mohammed Haroun, ricercato dalla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra e crimini contro l'umanità commessi nel Darfur. "Dalle poche informazioni che ci sono arrivate, la situazione nell'area è molto tesa. Non sappiamo chi ha isolato le comunicazioni della regione, ma si tratta di certo di un segnale inquietante" concludono le fonti di Fides. (L.M.) (Agenzia Fides 7/6/2011)



AFRICA/LIBIA - "I bombardamenti sono sempre più aggressivi" dice Mons. Martinelli

Tripoli (Agenzia Fides) - "Questa mattina, intorno alle 11, ero nel bel mezzo di un incontro con una decina di giornalisti quando sono scoppiate 4-5 bombe a distanza ravvicinata" dice all'Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, Vicario Apostolico di Tripoli. "L'albergo, nel centro di Tripoli, dove ci trovavamo, è vicino all'obiettivo del bombardamento. Tutti ci siamo precipitati a vedere cosa era successo. Non conosco i dettagli, ma è probabile che abbiano colpito il complesso di Bab-Al Ziziya (la residenza di Gheddafi), dove sembrano concentrarsi i raid aerei" dice Mons. Martinelli. "Già stamattina alla 5 c'era stato un forte bombardamento. I bombardamenti diventano sempre più aggressivi e intensi".
Il Vicario Apostolico di Tripoli aggiunge che "l'incontro con la stampa internazionale è stato positivo per cercare di capire quali sono le prospettive. Qualcuno non ha nascosto la preoccupazione che qualcosa possa succedere a Tripoli nei prossimi giorni". "Non so cosa potrà accadere, anche se tutto è possibile. La situazione comunque non è calma. Spero solo che qualcosa accada sul fronte diplomatico per bilanciare almeno quello che sta accedendo su quello militare" conclude Mons. Martinelli. (L.M.) (Agenzia Fides 7/6/2011)



ASIA/INDIA - Radicali indù contro la legge a tutela delle minoranze; per la Chiesa "legge giusta e necessaria"

New Delhi (Agenzia Fides) - Per i cristiani indiani è una legge "giusta e necessaria" mentre per i gruppi estremisti indù è "frutto di un complotto internazionale, per colpire i credenti indù". Come riferiscono fonti locali di Fides, in India si infiamma il dibattito sulla proposta di legge contro la violenza intercomunitaria (denominata "Communal Violence Bill") che mira a prevenire attacchi alle minoranze etniche o religiose. La legge, approvata nelle scorse settimane dal "National Advisory Council", sarà discussa nella sessione estiva dei lavori parlamentari, a luglio. Il documento conferisce allo stato centrale ampi poteri di intervento, per prevenire e fermare episodi di violenza di massa e abusi sulle minoranze religiose, etniche o culturali, a prescindere dall'autorizzazione dei singoli stati della Federazione indiana (vedi Fides 27 e 30/5/2011).
I gruppi radicali indù hanno lanciato una campagna per delegittimare la proposta di legge, nel tentativo di affossarla. Subhas Couhan, leader del movimento radicale "Bajrang Dal", parlando a una platea di militanti riuniti in Orissa - stato che fu teatro della violenza anticristiana nel 2008 - ha detto che "la legge obbedisce a poteri esterni, è il risultato di una cospirazione internazionale che intende colpire i fedeli indù"."La legge - ha continuato - interferisce con i poteri dei singoli stati e costituisce, dunque, un attacco alla politica federale del paese", annunciando un'intensa campagna di sensibilizzazione in tutta la nazione per bloccare il provvedimento.
P. Joseph Babu Karakombil, portavoce della Conferenza Episcopale dell'India, spiega all'Agenzia Fides che "tutte le comunità cristiane, i fedeli musulmani, le Organizzazioni non governative, le associazioni per i diritti umani, i gruppi indù moderati, sono favorevoli a questa legge". "La legge - rimarca - è frutto di un dibattito durato alcuni anni. Intende essere un deterrente per nuove violenze di massa contro le minoranze. E' uno strumento forte ed efficace per prevenire violenze intercomunitarie, in quanto obbliga lo stato centrale ad agire. Guardando la storia dell'India negli ultimi 50 anni, crediamo che sia una legge giusta e necessaria. In molti casi - come per gli attacchi ai cristiani in Orissa o quelli ai musulmani in Gujarat - lo stato centrale è rimasto a guardare o è intervenuto con molto ritardo perché poteva agire solo su richiesta degli singoli stati".
Il portavoce della Conferenza Episcopale spiega che "la legge serve anche a depotenziare le complicità politiche che si sono verificate in quei casi. E offre un strumento in più: una autorità nazionale indipendente per monitorare le situazioni di tensione". "Crediamo sia una legge utile a costruire la pace sociale e l'armonia interreligiosa in India. Inoltre - conclude - protegge tutte le minoranze: cristiani, musulmani, dalit, fuoricasta e anche gli indù nei sette stati indiani dove essi stessi sono una minoranza" (PA) (Agenzia Fides 7/6/2011)



ASIA/PAKISTAN - Infermiera cristiana rapita: interviene (inascoltato) il Ministro per le minoranze del Punjab; appello alla comunità internazionale

Lahore (Agenzia Fides) - Per liberare Farah Hatim, l'infermiera cristiana sequestrata e convertita forzatamente all'islam in Punjab un mese fa, occorre una sforzo della Chiesa e della comunità internazionale. È l'appello che giunge a Fides dalla famiglia della giovane e dai fedeli cattolici del Punjab. La famiglia di Farah - riferiscono fonti locali di Fides che chiedono l'anonimato per motivi di sicurezza - si trova in uno stato di disperazione e di impotenza, dopo che anche le voci delle istituzioni locali sono rimaste inascoltate.
La ragazza, 24 anni, è stata rapita l'8 maggio scorso nella città di Rahim Yar Khan (Sud Punjab) dal musulmano Zeehan Iliyas, con l'intento di convertirla all'islam e di indurla a un matrimonio forzato (vedi Fides 13/5/2011). A nulla sono valse le denunce della famiglia, dato che la polizia locale ha mostrato evidenti complicità con i rapitori e si è rifiutata di intervenire.
La famiglia di Farah ha chiesto l'intervento delle autorità civili e nei giorni scorsi Kamran Micheal, cristiano e Ministro per le minoranze nella provincia del Punjab, si è esposto direttamente denunciando il rapimento e ordinando alla polizia di trovare la giovane e di restituirla alla famiglia di origine. Il Soprintendente del Distretto di Polizia locale però, ha confermato il suo rifiuto di obbedire all'ordine e di adoperarsi per salvare la ragazza.
A questo punto, dice a Fides la famiglia di Farah, "non resta che la speranza di un intervento della comunità internazionale, dato che il sistema giuridico e le forze dell'ordine in Pakistan non ci rendono giustizia". Anzi, la polizia ha anche cercato di arrestare due fratelli di Farah, per intimidire la famiglia e convincerla ad abbandonare il caso.
Farah ha firmato, sotto tortura, una dichiarazione in cui afferma di essersi convertita all'islam di sua volontà. La famiglia dice che "la conversione è stata estorta, ed è assolutamente non valida". Farah è orfana di padre; sua madre Balqees Hatim, oltre a Farah, ha altri due figli e tre figlie. (PA) (Agenzia Fides 7/6/2011)



ASIA/PAKISTAN - La povertà estrema spinge al traffico di persone e alla vendita di bambini per sanare i debiti

Lahore (Agenzia Fides) - Nonostante le leggi lo proibiscano, i lavori forzati per pagare i debiti sono molto diffusi in Pakistan. Un rapporto del Governo degli Stati Uniti del 2009 descrive il paese asiatico come fonte, transito e destinazione del traffico di uomini, donne e bambini destinati ai lavori forzati e allo sfruttamento sessuale. Il principale aspetto della tratta di esseri umani in Pakistan è quello dei lavori forzati. Prevalentemente nelle province di Sindh e Punjab, sono particolarmente diffusi la lavorazione nei forni di mattoni, dei tappeti, l'agricoltura, la pesca, l'estrazione mineraria, la concia delle pelli, e la produzione di braccialetti di vetro. Secondo il rapporto, le stime delle vittime del lavoro forzato sono molto varie, ma insieme a quelle dei matrimoni forzati e delle donne che sono oggetto di scambi tra gruppi tribali per dirimere controversie o come mezzo di pagamento, rischiano di superare il milione.
In una ricerca del 2003, l'ong Pakistan Institute of Labour Education and Research, di base a Karachi, ha registrato che oltre mezzo milione di persone erano costrette a lavorare nei forni di mattoni. Il Pakistani National Coalition Against Bonded Labour, composto da un gruppo di ong locali, descrive il fenomeno come "una delle ultime forme conosciute di schiavitù contemporanea responsabile di questa condizione vissuta da milioni di persone in tutto il mondo". Oltre a pagare i debiti, i genitori vendono, o cercano di vendere, i propri figli anche per altre ragioni. Nella città di Vehari, nel Punjab meridionale, è capitato di vedere per le strade donne, i cui mariti erano drogati, che cercavano di vendere i propri figli perchè non erano in grado di dar loro da mangiare, con la speranza che potessero avere una vita migliore. Oppure, sempre a Vehari, bambini messi in vendita per poter permettere un trapianto alla propria mamma.
In un recente rapporto, l'Asian Development Bank ha evidenziato il fatto che, dall'inizio del 2011, il costo del cibo è aumentato del 10% riducendo in stato di povertà altri 6.94 milioni di pakistani. I prezzi sono troppo alti, il grano è aumentato del 10% e il riso del 13.1%, e la gente non può permettersi di garantire ai propri figli neanche un solo pasto al giorno. A Quetta, capitale della provincia del Balochistan, due genitori hanno venduto un figlio per una busta di farina di frumento. Secondo un membro dell'amministrazione del distretto di Vehari urge una strategia per creare una rete di sicurezza sociale per gli indigenti, creare occupazione e controllare l'inflazione. (AP) (7/6/2011 Agenzia Fides)



ASIA/INDONESIA - I cristiani pronti al dialogo anche con i gruppi radicali

Giacarta (Agenzia Fides) - E' il dialogo la "parola-chiave" e l'atteggiamento più giusto ed efficace nei rapporti interreligiosi all'interno della società indonesiana, anche nei contesti di tensione: è quanto ribadito in un recente incontro organizzato dal "Jakarta Christian Communication Forum", che raccoglie membri delle comunità cristiane di tutte le confessioni. A conclusione del "mese ecumenico" (maggio), il forum ha tenuto un incontro di riflessione intitolato "La tolleranza fra le fedi in una nazione pluralistica: chiave per la pace e lo sviluppo". Come riferiscono a Fides fonti cattoliche locali, gli oltre 160 diversi leader cristiani intervenuti hanno riconosciuto l'importanza di un atteggiamento di dialogo e di tolleranza, che contribuisce e stemperare le tensioni e a costruire pace e armonia nella nazione.
Anche Din Syamsuddin, leader della "Muhammadiyah", seconda organizzazione islamica indonesiana (con oltre 30 milioni di seguaci), invitato a parlare all'assemblea, ha rimarcato l'urgenza del dialogo "anche con i gruppi radicali", notando che tanto i musulmani quanto i cristiani devono affrontare al loro interno la questione delle frange fondamentaliste.
La presenza di gruppi radicali e di tensioni interreligiose resta un problema aperto, si è detto. Gli attriti sono conseguenza di un approccio populista alla religione, accanto a una rigidità dottrinaria che mette l'accento solo sulle esigenze del proprio gruppo, senza provare "empatia" verso gli altri. In tali luoghi e momenti di tensione - come accade nei sobborghi della grande megalopoli Giacarta - resta essenziale il ruolo di mediazione del governo, dato che "il dialogo diventa una questione di interesse nazionale".
Il rev. Andrew Yewangoe, leader della "Comunione Indonesiana della Chiese" ha però rimarcato la necessaria autonomia della Chiesa rispetto allo stato, in quanto "se la Chiesa è cooptata dallo stato perde la sua voce profetica", con cui deve predicare i valori del Vangelo come pace, armonia, riconciliazione, amore per il prossimo. (PA) (Agenzia Fides 7/6/2011)



ASIA/HONG KONG - Terz'ordine Canossiano e Domenicano: nuove professioni ad Hong Kong

Hong Kong (Agenzia Fides) - Il Terz'Ordine Canossiano ed il Terz'Ordine Domenicano di Hong Kong hanno accolto nuovi membri nei giorni scorsi. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese), 5 nuovi membri del Terz'Ordine Canossiano hanno fatto la loro professione davanti a mons. Michael Yeung Ming Cheung, Vicario diocesano, durante la solenne Eucaristia celebrata nella cappella delle Canossiane. La Superiora provinciale della provincia canossiana Hong Kong e Macao, sr. Cynthia Chan, la Coordinatrice generale dell'Ordine e la Direttrice spirituale, insieme ad una ottantina di religiose e di membri del Terz'Ordine hanno assistito alla professione, accogliendo i nuovi membri con la preghiera e nella fraternità. Anche i cinque nuovi membri del Terz'Ordine Domenicano hanno emesso i voti temporanei davanti al loro Direttore spirituale.
Nella diocesi di Hong Kong, che conta oltre 357.000 fedeli locali e 173.000 fedeli stranieri residenti ad Hong Kong, sono attivi 16 istituti religiosi maschili e 28 femminili. I lunghi anni di servizio missionario e pastorale prestato dai religiosi ha dato origine anche ad un consistente gruppo di fedeli laici che condividono il loro carisma, formando così il Terz'Ordine, come quello canossiano, domenicano e francescano. (NZ) (Agenzia Fides 07/06/2011)



AMERICA/STATI UNITI - Nella sede dell'ONU: incontro di 500 giovani in vista della Gmg di Madrid

New York (Agenzia Fides) - La Missione dell'Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, insieme al Parlamento Universale dei Giovani e all'Associazione internazionale Gioventù Idente, il 3 giugno hanno realizzato un incontro al Palazzo di Vetro dell'ONU, a New York, in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid. Sono stati invitati all'incontro 500 giovani tra i 16 e i 30 anni, che hanno avuto l'opportunità di dialogare su alcuni dei temi cruciali del momento, tra i quali la necessità di proteggere e promuovere la vita umana in ogni sua fase. Nel corso dell'evento sono stati annunciati i vincitori del Premio "Fernando Rielo per la Gioventù", che è stato assegnato a un'opera sulla difesa della vita e sul ruolo dei giovani come fari di cultura e di speranza in un mondo minacciato dalla cultura della morte. Il Premio offrirà ai vincitori la possibilità di partecipare alla Gmg di Madrid e coprirà interamente le spese di viaggio e soggi! orno. Fra i presenti all'incontro l'Arcivescovo Francis Assisi Chullikatt, Osservatore Permanente della Santa Sede, e alcuni diplomatici. Il cantante portoricano José Feliciano ha dialogato con i giovani sul tema delle difficoltà della vita e sulla possibilità di superarle, quindi ha concluso l'incontro con una sua canzone.
La Fondazione Gioventù Idente è un'organizzazione no profit fondata dallo spagnolo Fernando Rielo (1923-2004) nel 1975, che mira a unire nei più alti ideali morali e culturali, i giovani provenienti da diversi paesi, razze e credo religioso, per la formazione di un Parlamento Universale dei giovani. Fernando Rielo è stato un poeta mistico, filosofo, metafisico e autore di numerosi libri, ha fondato anche l'Istituto religioso dei Missionari Identes che ha 70 centri in oltre 25 paesi. (CE) (Agenzia Fides, 07/06/2011)



AMERICA/BRASILE - I Vescovi sul brutale assassinio del leader ambientalista Ribeiro da Silva e di sua moglie

Nova Ipixuna (Agenzia Fides) - La Commissione Episcopale per la Pastorale della Carità, Giustizia e Pace della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB) ha recentemente pubblicato una dichiarazione, di cui è pervenuta copia all'Agenzia Fides, sull'assassinio del leader ambientalista José Cláudio Ribeiro da Silva, e di sua moglie, Maria do Espirito Santo Silva, avvenuto il 24 maggio a Nova Ipixuna, stato del Pará. La coppia è stata colpita a morte all'interno dell'insediamento Progetto Estrattivista, Praia Alta Piranheira, nel comune di Nova Ipixuna al sud-est dello stato.
"La Commissione Episcopale per la Pastorale della Carità, Giustizia e Pace della CNBB, si unisce alle numerose espressioni di indignazione per il brutale assassinio della coppia" dice un passo della dichiarazione. La stessa Commissione, nel mese di novembre 2010, aveva pubblicato un'altra dichiarazione, firmata da José Cláudio davanti a più di 400 studiosi di diversi campi della ricerca, nella quale il leader ambientalista affermava: "vivo nella foresta, la proteggo comunque, così che vivo aspettando una pallottola in testa in qualsiasi momento, perché sono sempre iv vista, davanti a tutti, e io denuncio ciò che vedo".
Nella recente dichiarazione, la Commissione chiede, a nome delle Commissioni della Pastorale Sociale e degli organismi ad essa collegate, "solidarietà con le comunità della diocesi di Maraba, con la popolazione di Nova Ipixuna e con la famiglia della coppia".
Secondo informazioni dalla stampa locale, la coppia lottava da anni contro i traffici illeciti di legname nella foresta amazzonica. La loro attività consisteva principalmente nell'ostacolare le attività delle aziende che tagliavano alberi illegalmente bloccando i loro camion e denunciandoli alle autorità. Il quotidiano brasiliano "Diario do Parà" scrive che la polizia aveva sempre negato qualsiasi forma di protezione alla famiglia Da Silva nonostante le loro richieste. La ricostruzione dell'omicidio non è ancora del tutto chiara, ma sembra che si sia trattato di un'imboscata. (CE) (Agenzia Fides, 07/06/2011)

Links:
La dichiarazione completa della CNBB (in portoghese):
http://www.cnbb.org.br/site/comissoes-episcopais/caridade-justica-e-paz/6678-crime-no-para-comissao-da-cnbb-divulga-declaracao



OCEANIA/AUSTRALIA - La Chiesa accusa il governo di non rispettare la Convenzione ONU per la tutela dei bambini

Sidney (Agenzia Fides) - Il governo australiano ha deciso di inviare in Malesia 800 rifugiati, compresi i bambini rimasti soli, in una sorta di scambio di profughi. Questa iniziativa non solo metterebbe in pericolo la vita dei più giovani, ma non rispetterebbe la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Bambini, firmata anche dall'Australia. L'allarme, diffuso in un comunicato dell'Arcidiocesi di Sidney pervenuto all'Agenzia Fides, giunge da padre Jim Carty, Coordinatore dei Marist Asylum Seekers and Refugee Services. "Il Ministro per l'Immigrazione, Chris Bowen diverrebbe automaticamente il tutore legale di tutti i bambini soli immigrati, arrivati via mare in Australia in cerca di asilo. Inviarli in un paese dove i diritti umani sono molto precari e la loro sicurezza non sarebbe affatto garantita, è una evidente rottura della Convenzione delle Nazioni Unite che l'Australia aveva assicurato di rispettare" ha dichiarato padre Carty.
In un incontro con i rappresentanti dell'Australian Refugee Council, Amnesty International, House of Welcome, Jesuit Refugee Service, Croce Rossa e altri gruppi impegnati a favore dei profughi, padre Carty ha evidenziato la sua preoccupazione riguardo alla decisione del Ministro che sarebbe inclusa nella cosiddetta "Malaysian Solution". "Nessuno può garantire la tutela né proteggere i bambini una volta arrivati in Malesia" ha insistito padre Carty nel corso dell'incontro che si tiene regolarmente per trattare le tematiche riguardanti i profughi. "Sarebbero sottoposti alla legge malese che include anche la fustigazione". Il sacerdote si è detto inorridito per questa proposta ritenendola solo una questione politica del governo che vorrebbe "barattare" gli 800 profughi in cambio di 4 mila rifugiati detenuti in Malesia. Il coordinatore dei Marist Asylum Seekers and Refugee Services ha anche dichiarato che il governo di entrambe le fazioni politiche ha fomentato una sorta di timore! verso i boat people. La preoccupazione principale è per i richiedenti asilo, in particolare i bambini, che in Malaysia potrebbero andare incontro a denutrizione e maltrattamenti, all'impossibilità di frequentare la scuola e a rischio di essere detenuti per più di 4 o 5 anni. (AP) (7/6/2011 Agenzia Fides)



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